La
Preghiera di supplica
Piccola introduzione
Dice
Romano Guardini: "In generale l’uomo non prega volentieri. E’ facile che
egli provi, nel pregare, un senso di noia, un imbarazzo, una ripugnanza, una
ostilità addirittura. Qualunque altra cosa gli sembra più attraente e più
importante. Dice di non aver tempo, di aver impegni urgenti, ma appena ha
tralasciato di pregare, eccolo mettersi a fare le cose più inutili. L’uomo deve
smettere di ingannare Dio e se stesso. E’ molto meglio dire apertamente: «Non voglio
pregare»".
Ma
è vero che la preghiera è solo noia? Proviamo a guardarla un pò più da
vicino... questa preghiera...
Perché si prega ?
A
questa risposta potremmo rispondere semplicemente: “perché Gesù ha pregato,
perché Gesù stesso ci ha detto di pregare, e perché Lui stesso ci ha insegnato
a pregare con il Padre Nostro (Lc. 5.16; Mt. 14.23; Mc.3.13; Lc. 6.28; Lc.
22.40...).
Ma vorremmo capire
meglio.
La
preghiera è un bisogno intimo dell’uomo, innato
nel suo cuore. Perché? Semplicemente perché Dio ci ha creato perché
entrassimo in comunione con Lui e la preghiera si inserisce in questo gioco di
comunione.
La
preghiera è uno strumento di amicizia, forse il più alto, il più misterioso, il
più sublime. Dice Santa Teresa d’Avila:
“La preghiera, altro non è che un intimo rapporto di amicizia, un frequente
trattenimento da solo a solo con Colui, da cui sappiamo di essere amati”.
Nel gioco dell’amicizia la componente
essenziale è quella della comunicazione. L’amicizia è fondamentalmente un
incontro interpersonale e questo non si fa senza parole, senza esplicitazione.
L’immagine di due persone che stanno l’una accanto all’altra, ma non esprimono
il loro rapporto, è l’immagine di due persone che non hanno rapporto fra di
loro. Quindi nell’amicizia importante è il comunicare. Siamo invitati, quindi,
al dialogo con Gesù. E’ questo il senso
della preghiera: si prega per accrescere la nostra amicizia con Dio.
La
preghiera è il mezzo, l’amicizia con Dio è il fine.
Come si prega ?
Beh,
se la preghiera è comunicazione, allora deve essere fatta di parole. Ma quali
parole usare con Dio?
Questa
domanda è stata rivolta a Santa Teresa di Lisieux alcuni giorni prima di
morire. La sorella Celina le chiese così: “cosa dici Teresa a Gesù quando
preghi ? “ E lei rispose: “io non gli dico niente, io lo amo!”.
Il
linguaggio della preghiera è il linguaggio dell’amore. E l’amore ha un cammino
preciso da fare, che va dalle parole al silenzio, ma il silenzio della
preghiera sarà il massimo della parola.
Naturalmente
non si può partire dal silenzio. Occorre partire dalle parole. Ai bambini si
chiede di imparare a memoria le preghiere più tradizionali, ai più grandi si
chiede di esprimerle attraverso tutta la corporeità. Il corpo è elemento
essenziale nella preghiera. Non si prega stravaccati, ma sempre con dignità,
preferendo una posizione comoda ma costante, piuttosto che cambiare posizione
ogni due minuti.
Va
sottolineata nella preghiera la dimensione del canto. Se la comunicazione si
avvale delle parole, il canto trascende la parola stessa e ci avvicina di per
sé alla dimensione più religiosa. “La mente si accordi alla voce “ ripeteva
continuamente S. Benedetto. Non si canta per auto contemplarsi, ma per
trascendere se stessi. E’ per questo che vogliamo cantare nella preghiera, perché
ci aiuti a vivere il linguaggio dell’amore e ci porti pian piano ad assaporare
anche il silenzio.
Chi
prega ?
Apparentemente
possiamo dire che siamo noi a pregare. Ma questo non è del tutto vero. Si
diceva di S. Francesco: “Non tam orans, quam oratio factus”. Non era più lui
che pregava, ma lui stesso era diventato preghiera vivente. E’ lo Spirito Santo a pregare in noi (Rom.
8.15). E allora noi cosa facciamo? Noi collaboriamo alla preghiera. Il nostro è
un tentativo di agganciarci alla vera preghiera, un tentativo di sintonizzarci
sulla frequenza dello Spirito Santo. Ed è per questo che nella preghiera è
indispensabile l’ascolto. L’ascolto del cuore, l’ascolto della Parola di Dio,
l’ascolto del silenzio. Prima si ascolta e poi ci si inserisce nel linguaggio
dell’amore. Non si può pregare nel frastuono dei pensieri, ma occorre fare
silenzio per ascoltare il silenzio. Capire che non siamo noi a pregare, ma è lo
Spirito in noi, ci dà molta più umiltà e frena tutti quei ragionamenti che poco
e niente hanno a che vedere con la preghiera.
Chi si prega ?
Si
prega Dio, non c’è dubbio. Ma il Dio dei cristiani è la Trinità. Si prega
quindi il Padre, per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Ed è per questo che
la preghiera più importante è il Padre Nostro, perché è rivolta al Padre, ci è
stata insegnata dal Figlio e si comprende solo con lo Spirito di Dio.
Ma
allora la preghiera ai santi ? Pregando con Cristo, siamo uniti con tutti
coloro che sono le sue membra. Questo ci fa comprendere che la preghiera non
agisce mai da sola, ma sempre assieme agli altri. Insieme si va in Paradiso, da
soli si va all’inferno.
Quando pregare ?
Il
tempo della preghiera deve ritmare la vita di ogni giorno. Col mattino il
giorno si rinnova e poi si conclude con la sera. Nel mattino si ripete ogni
volta il principio di tutta la vita,
nella sera è presagita la fine ultima, cioè la morte. Tutto ciò si esprime
nella preghiera del mattino e della sera. Se esse vengono a mancare, la giornata
perde ogni dignità umana. La sera si aggancia al giorno e viceversa. La
giornata comincia sempre dalla sera precedente. Il giorno comincia col
risveglio e questo è gradito o meno indipendentemente da come si è dormito. Ma
il sonno è determinato da ciò che lo ha immediatamente preceduto. Il raccoglimento
del mattino e della sera deve raccogliere le gioie, le preoccupazioni e i
dolori di tutta la giornata. Non si potrà mai valutare abbastanza l’importanza
di questo raccoglimento.
Altro
momento indispensabile alla preghiera è prima di mangiare. Il pasto era
nell’antichità di tutti i popoli un profondo atto religioso. Esso significava
comunione con la divinità e insieme comunione reciproca con i commensali. Una
cosa è sedersi per godere solo della buona tavola, altro è ricevere il cibo
dalla mano di Dio e dirgli Grazie.
Potrebbero
essere quindi tre i momenti principali:
I - Al
sorgere e al tramonto del sole e a mezzogiorno prima dei pasti.
II
- Così pregavano i grandi profeti dell’Antico Testamento: “Daniele innalzava
tre volte al giorno la sua preghiera” (Dan. 6.14), e così fa la Chiesa nelle
tre grandi preghiere delle lodi, del vespro e dell’ora media.
III
_ Con queste brevissime considerazioni concludiamo questo primo incontro sulla
preghiera e lo facciamo proprio con una preghiera:
“La
preghiera è un anelito, un sussulto del cuore,
è
un soffio che non sai di dove viene e non sai dove va.
La
preghiera è un incontro, a volte uno scontro, spesso un’attesa.
E’
il pianto di Pietro al canto del gallo,
è
lo stabat di Maria ai piedi della croce.
La
preghiera è un attimo di eterno,
è
una scelta d’amore,
è
un bacio che accarezza un viso.
La
preghiera è un ricordo e un progetto,
è
un grido ed è silenzio.
Sono
le lacrime di chi piange per chi non piange,
sono
le suppliche della terra, le lodi della Chiesa.
La
preghiera è il nostro respiro, la nostra vita, il nostro tutto.
Non
c’è uomo che non prega,
c’è
solo un uomo che non sa di pregare”.
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