DIECI
REGOLE PER IMPARARE A PREGARE
E’
faticoso pregare. E’ ancor più faticoso imparare a pregare.
Sì
può imparare a leggere e scrivere senza maestri, ma occorre essere intuitivi in
modo eccezionale e ci vuole tempo. Con un insegnante, invece, è molto più
semplice e si risparmia tempo.
Così
è l’apprendimento della preghiera: si può imparare a pregare senza scuola e
senza maestri, ma l’autodidatta rischia sempre di imparare male; chi accetta
una guida e un metodo adatto, sicuramente arriva più sicuro e più in fretta.
Ecco
dieci tappe per imparare a pregare. Non si tratta però di regole da “imparare”
a memoria, sono traguardi da “sperimentare “. Perciò è necessario che chi si
assoggetta a questo “training” della preghiera si impegni, il primo mese, ad un
quarto d’ora di preghiera ogni giorno, poi è necessario che man mano estenda
sempre più il suo spazio di tempo per pregare.
Normalmente,
ai nostri giovani, nei corsi per le comunità di base “chiediamo al secondo mese
mezz’ora di preghiera quotidiana in silenzio, al terzo mese un’ora, sempre in
silenzio.
E’
la costanza quella che costa di più se si vuole imparare a pregare.
E’
molto opportuno iniziare non da soli, ma in un piccolo gruppo.
La
ragione è che verificare ogni settimana col proprio gruppo il cammino che si è
fatto nella preghiera, confrontando con gli altri i successi e gli insuccessi,
dà forza ed è determinante per la costanza.
REGOLA PRIMA
La
preghiera è un rapporto interpersonale con Dio: un rapporto “Io — Tu “.
Gesù
ha detto: «Quando pregate dite:
Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e
non ci indurre in tentazione». (Lc. XI, 2 - 4)
La
prima regola della preghiera è dunque questa: nella preghiera realizzare un
incontro, un incontro della mia persona con la persona di Dio. Un incontro di
persone vere. Io, vera persona e Dio visto come persona vera. Io, vera persona,
non automa.
La
preghiera è dunque un calarmi nella realtà di Dio: Dio vivo, Dio presente, Dio
vicino, Dio persona.
Perché
la preghiera spesso è pesante? Perché non risolve i problemi? Spesso la causa è
semplicissima: nella preghiera non avviene l’incontro di due persone; spesso io
sono un assente, un automa ed anche Dio è lontano, una realtà troppo sfumata,
troppo lontana, con cui non comunico affatto.
Finché
nella nostra preghiera non c’è lo sforzo per un rapporto “Io - Tu “, c’è
falsità, c’è vuoto, non c’è preghiera. E’ un gioco di parole. E’ una farsa.
Il
rapporto “Io — Tu” è fede.
Consiglio
pratico
E’
importante nella mia preghiera che io usi poche parole, povere, ma ricche di
contenuto. Possono bastare parole come queste: Padre - Gesù, Salvatore - Gesù
Via, Verità, Vita – Gesù, Misericordia – Gesù, Amore …
REGOLA SECONDA
La
preghiera è comunicazione affettuosa con Dio, operata dallo Spirito e sorretta
da lui.
Gesù
ha detto: “Non siate dunque come loro, perché il
Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei
cieli, sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro
celeste perdonerà anche a voi; ma
se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre
colpe.. (Mt. VI, 8 - 15)
Dio
è pensiero puro, è puro spirito; non posso comunicare con lui che nel pensiero,
attraverso lo Spirito. Non c’è altro mezzo per comunicare con Dio: Dio non
posso immaginarlo, se mi creo una immagine di Dio, creo un idolo..
La
preghiera non è uno sforzo di fantasia, ma un lavoro di concetto. La mente e il
cuore sono gli strumenti diretti per comunicare con Dio. Se fantastico, se mi
ripiego sui miei problemi, se dico parole vuote, se leggo, non comunico con
lui. Comunico quando penso e amo. Penso e amo nello Spirito. Paolo insegna che
è lo Spirito che aiuta questo difficile lavoro interiore. Dice: Lo Spirito
viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente
domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi “. (Rm. VIII,
26)
“Dio
ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre “.
(Gai. IV, 6)
Lo
Spirito intercede per i credenti secondo i disegni di Dio”. (Rm. VIII, 27)
Consigli
pratici
E’
importante nella preghiera che lo sguardo sia rivolto più a lui che a noi.
Non
lasciar cadere il contatto del pensiero; quando “la linea cade” riallacciare
l’attenzione a lui con calma, con pace. Ogni ritorno a lui è un atto di buona
volontà, è amore.
Poche
parole, molto cuore, tutta l’attenzione tesa a lui, ma nella serenità e nella
calma.
Mai
iniziare la preghiera senza invocare lo Spirito.
Nei
momenti di stanchezza o di aridità implorare lo Spirito.
Dopo
la preghiera: ringraziare lo Spirito.
REGOLA TERZA
La
strada più semplice per la preghiera è imparare a ringraziare.
Dopo
il miracolo dei dieci lebbrosi guariti uno solo era tornato indietro a
ringraziare il Maestro. Disse allora Gesù: “Non sono stati guariti tutti e
dieci? E gli altri nove dove sono? “. (Lc. XVII, 11)
Nessuno
può dire di non essere capace a ringraziare. Anche chi non ha mai pregato è
capace a ringraziare.
Dio
pretende la nostra gratitudine perché ci ha fatti intelligenti. Noi ci indigniamo
contro le persone che non sentono il dovere della gratitudine. Siamo sommersi
dai doni di Dio dal mattino alla sera e dalla sera al mattino. Ogni cosa che
tocchiamo è un dono di Dio. Dobbiamo allenarci alla gratitudine. Non occorrono
cose complicate: basta aprire il cuore ad un grazie sincero a Dio.
La
preghiera di ringraziamento è un grande allenamento alla fede e a coltivare in noi
il senso di Dio. Bisogna solo controllare che il grazie esca dal cuore e sia
unito a qualche atto generoso che serva ad esprimere meglio la nostra
gratitudine.
Consigli
pratici
E’
importante interrogarsi sovente sui doni più grandi che Dio ci ha fatto. Forse
sono: la vita, l’intelligenza, la fede, il lavoro, la salute, la sincerità,
l’umiltà …
Ma
i doni di Dio sono innumerevoli e tra essi ci sono dei doni di cui non abbiamo
mai ringraziato.
E’
bene ringraziare per chi non ringrazia mai, a cominciare dalle persone più
vicine, come i familiari, gli amici, i vicini di casa, …
REGOLA QUARTA
La
preghiera è soprattutto esperienza di amore.
“Gesù
si gettò a terra e pregava: « Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da
me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu" (Mc.
XIV, 35)
E’
soprattutto esperienza di amore, perché esistono tante gradualità nella
preghiera: se la preghiera è solo un discorrere con Dio, è preghiera, ma non è
la migliore preghiera. Così se ringraziate, se implorate è preghiera, ma la
preghiera migliore consiste nell’amare. L’amore ad una persona non sta nel
parlare, nello scrivere, nel pensare a quella persona. Sta soprattutto nel far
qualcosa volentieri per quella persona, qualcosa che costi, qualcosa a cui
quella persona ha diritto o attende, o almeno gradisce molto.
Finché
a Dio parliamo soltanto diamo ben poco, Non siamo ancora nella preghiera
profonda.
Gesù
ha insegnato come si ama Dio “Non chi dice: Signore, Signore, … ma chi fa la
volontà del Padre mio... “.
La
preghiera dovrebbe essere sempre per noi un confronto con la sua volontà e
dovrebbero maturare in noi le decisioni concrete per la vita. La preghiera così
più che un “amare” diventa un “lasciarsi amare da Dio “. Quando arriviamo a
compiere fedelmente la volontà di Dio, allora amiamo Dio e Dio può ricolmarci
del suo amore.
“Chi
fa la volontà del Padre mio, questi mi è fratello, sorella e madre “.(Mt. XII,
50)
Consigli
pratici
Legare
spesso la preghiera a queste domande:
Signore,
che cosa vuoi da me? Signore, sei contento di me? Signore, in questo problema,
qual è la tua volontà? “. E’ necessario scendere sempre nella concretezza:
concludere la preghiera con qualche decisione ben precisa, per migliorare
qualche dovere.
Preghiamo
quando amiamo, amiamo quando diciamo qualcosa di concreto a Dio, qualcosa che
lui attende da noi o che gradisce in noi. La preghiera vera comincia sempre
dopo la preghiera, dalla vita.
REGOLA QUINTA
La
preghiera è far calare la potenza di Dio nelle nostre viltà, debolezze,
miserie, vizi, cattive abitudini …
“Figli,
obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre: è
questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una
vita lunga sopra la terra. E
voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella
disciplina del Signore. (Ef. VI, 1 e ss.)
Tutto
posso in Colui che mi dà forza “. (Fil.. IV, 13)
Pregare
è amare Dio. Amare Dio nelle nostre situazioni concrete. Amare Dio nelle nostre
situazioni concrete significa: specchiarci nelle nostre realtà quotidiane
(doveri, difficoltà e debolezze) confrontandole con schiettezza con la volontà
di Dio, chiedere con umiltà e fiducia la forza di Dio per portare avanti i
nostri doveri e le nostre difficoltà come Dio vuole.
Sovente
la preghiera non dà forza perché noi non vogliamo veramente quello che
chiediamo a Dio. Noi vogliamo veramente superare un ostacolo quando precisiamo
a noi stessi con molta chiarezza l’ostacolo e chiediamo con molta schiettezza a
Dio il suo aiuto. Dio ci comunica la sua forza quando anche noi tiriamo fuori
tutta la nostra forza. Normalmente se chiediamo forza a Dio per il momento, per
l’oggi, noi collaboriamo quasi sicuramente con lui per superare l’ostacolo.
Consigli
pratici
Riflettere,
decidere, implorare: sono i tre verbi della nostra preghiera se vogliamo
sperimentare la forza di Dio nelle nostre difficoltà.
E’
bene nella preghiera partire sempre dai punti che scottano, cioè dai problemi
che urgono di più: Dio ci vuole a posto con la sua volontà. L’amore non sta
nelle parole, nei sospiri, nei sentimentalismi, sta nel cercare la sua volontà
e nel farla con generosità. La preghiera è preparazione per l’azione, partenza
per l’azione, luce e forza per l’azione. Urge far partire sempre l’azione dalla
ricerca sincera della volontà di Dio.
REGOLA SESTA
La
preghiera detta “preghiera di silenzio" è importantissima per educare alla
concentrazione profonda.
Gesù
disse: «Ed egli disse loro:
«Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Era infatti
molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di
mangiare. Allora partirono sulla barca
verso un luogo solitario, in disparte.» (Mc. VI, 31-32)
Al
Getzemani disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui mentre io prego ». Prese con
se Pietro, Giacomo e Giovanni... Si gettò a terra e pregava... Tornato indietro
li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a
vegliare un’ora sola? » “. (Mc. XIV, 32)
La
“preghiera di silenzio” consiste nel mettersi davanti a Dio eliminando parole,
pensieri e fantasie, sforzandosi nella calma solo di essere presenti a lui.
E’
la concentrazione il problema più determinante della preghiera. La “preghiera
di silenzio” è come un esercizio di igiene mentale per facilitare la concentrazione
e avviare la preghiera profonda.
La
“preghiera di silenzio” è uno sforzo di volontà per renderci presenti a Dio, è
uno sforzo di volontà più che di intelligenza. Più di intelligenza che di
immaginazione. Anzi la “preghiera di silenzio” deve frenare l’immaginazione
concentrandosi su un unico pensiero: di essere presente a Dio.
La
“preghiera di silenzio” è preghiera
perché è attenzione a Dio. E’ preghiera faticosa: normalmente è bene prolungare
questo tipo di preghiera solo per un quarto d’ora, come avvio all’adorazione.
Ma è già adorazione perché è attenzione amorosa a Dio. Può facilitare molto
questo pensiero di De Foucauld: “Guardo a Dio amandolo, Dio mi guarda amandomi
“.
E’
consigliabile fare questo esercizio di preghiera davanti all’Eucaristia, oppure
in un luogo raccolto, gli occhi chiusi, immersi nel pensiero della sua presenza
che ci avvolge: “In lui viviamo, muoviamo e siamo “. (At. XVII, 28)
S.
Teresa d’Avila, la specialista di questo metodo di preghiera, la suggerisce a
quelli che sono “continuamente dissipati” e confessa: “Finché il Signore non mi
suggerì questo metodo di preghiera, non avevo mai ricavato soddisfazione o
gusto dalla preghiera “. Raccomanda: “Non fare lunghe e sottili meditazioni,
la “preghiera di silenzio” è un
energetico efficacissimo contro l’irriflessione, male radicale della nostra
preghiera. E’ la preghiera senza parole. Gandhi diceva: “E’ meglio una
preghiera senza parole che tante parole senza preghiera”.
Consigli
pratici
E’
lo stare con Dio che ci cambia, più che lo stare con noi stessi. Se la
concentrazione sulla presenza di Dio si fa difficile, è utile usare qualche
semplice parola come: Padre; Gesù Salvatore; Padre, Figlio, Spirito Santo; Gesù,
Via, Verità e Vita.
E’
molto utile anche la “preghiera di Gesù” del pellegrino russo “Gesù Figlio di
Dio, abbi pietà di me peccatore “, ritmata col respiro. Curare la compostezza e
la calma. E’ preghiera di alta classe e insieme accessibile a tutti.
REGOLA SETTIMA
Il
cuore della preghiera è l’ascolto.
“Maria,
sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Marta, invece, era tutta
presa dai molti servizi... Gesù disse: « Maria ha scelto la parte migliore »
(Lc. X, 39)
L’ascolto
suppone di aver capito questo: che il personaggio-chiave della preghiera non
sono io, ma Dio. L’ascolto è il centro della preghiera perché l’ascolto è
amore: è infatti attesa di Dio, attesa della sua luce; l’ascolto affettuoso di
Dio comprende già la volontà di rispondere a lui.
L’ascolto
si può fare interpellando umilmente Dio su di un problema che ci assilla,
oppure interpellando la luce di Dio attraverso la Scrittura. Normalmente Dio
parla quando io sono preparato alla sua parola.
Quando
in noi imperversano la cattiva volontà o la menzogna, è difficile sentire la
voce di Dio, anzi difficilmente abbiamo il desiderio di sentirla.
Dio
parla anche senza parlare. Risponde quando vuole. Dio non parla “a gettoni “,
quando lo esigiamo noi, parla quando vuole lui, normalmente parla quando siamo
preparati ad ascoltarlo. Dio è discreto. Non forza mai la porta del nostro
cuore.
“Io
sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e
cenerò con lui e lui con me “. (Ap. 111, 20)
Non
è facile consultare Dio. Ma ci sono dei segni abbastanza chiari se siamo nel
giusto. Dio, quando parla, non va mai contro il buon senso o contro i nostri
doveri, ma può andare contro la nostra volontà.
Consigli
pratici
E’
importante impostare la preghiera su qualche domanda che inchiodi ogni
evasione, come: Signore, che cosa vuoi da me in questa situazione? Signore, che
cosa vuoi dirmi con questa pagina di Vangelo?».
La
preghiera che va decisa alla ricerca della volontà di Dio dà nerbo alla vita
cristiana, sviluppa la personalità, abitua alla concretezza E’ solo la fedeltà
alla volontà di Dio che ci realizza e ci fa contenti
REGOLA OTTAVA
Anche
il corpo deve imparare a pregare.
Gesù
si gettò a terra e pregava... “. (Mc. XIV, 35)
Non
possiamo mai prescindere del tutto dal corpo quando preghiamo. Il corpo influenza
sempre la preghiera, perché influenza ogni atto umano, anche il più intimo. Il
corpo o diventa strumento della preghiera o diventa ostacolo. Il corpo ha le
sue esigenze e le fa sentire, ha i suoi limiti, ha i suoi bisogni; spesso può
impedire la concentrazione e ostacolare la volontà.
Tutte
le grandi religioni hanno sempre dato una importanza grandissima al corpo,
suggerendo prostrazioni, genuflessioni, gesti. L’Islam ha diffuso la preghiera
in modo profondo tra le masse più arretrate soprattutto insegnando a pregare
col corpo. La tradizione cristiana ha sempre considerato molto il corpo nella
preghiera: è imprudente sottovalutare questa esperienza millenaria della
Chiesa.
Quando
il corpo prega, lo spirito entra subito in sintonia con lui; spesso non succede
il contrario: il corpo spesso fa resistenza allo spirito che vuole pregare. E’
importante perciò cominciare dal corpo la preghiera chiedendo al corpo una
posizione che aiuti la concentrazione. Può servire molto questa norma: stare in
ginocchio tenendo il busto ben eretto, spalle aperte alla respirazione regolare
e piena, è più facile la concentrazione, braccia rilassate lungo il corpo,
occhi chiusi o fissi all’Eucaristia o sul tabernacolo.
Consigli
pratici
Quando
si è soli è bene anche pregare a voce alta, allargando le braccia; anche la
respirazione profonda aiuta molto la concentrazione. Certe posizioni dolorose
non aiutano la preghiera, così non l’aiutano le posizioni troppo comode. Non
scusare mai la pigrizia, ma indagare sulle sue cause. La posizione non è la
preghiera, ma aiuta od ostacola la preghiera: bisogna curarla.
REGOLA NONA
Il
luogo, il tempo, il fisico sono tre elementi esteriori alla preghiera che
incidono fortemente sulla sua interiorità.
Gesù
se ne andò sulla montagna a pregare (Lc. VI, 12)
… si ritirò in un luogo deserto e là pregava (Mc. I, 35) …Al mattino
si alzò quando ancora era buio (Mc. I, 35) …passò la notte in preghiera (Lc.
VI, 12) ...si prostrò con la faccia a terra e pregava (Mt. XXVI, 39).
Se
Gesù ha dato tanta importanza al luogo e al tempo per la sua preghiera, è segno
che noi non dobbiamo sottovalutare il luogo che scegliamo, il tempo e la
posizione fisica. Non tutti i luoghi sacri aiutano la concentrazione e certe
chiese aiutano di più, certe di meno.
Devo
anche crearmi un angolo di preghiera nella mia stessa casa o a portata di mano.
Naturalmente posso pregare in qualunque luogo, ma non in qualunque luogo posso
concentrarmi con la stessa facilità.
Così
va scelto con cura il tempo: non qualunque ora della giornata consente una
profonda concentrazione. Il mattino, la sera, la notte sono i periodi in cui
normalmente la concentrazione è più facile. E’ importante abituarsi ad un’ora
fissa per la preghiera; l’abitudine crea la necessità e crea il richiamo alla
preghiera. E’ importante cominciare con slancio, fare dal primo istante, la
nostra preghiera.
Consigli
pratici
Siamo
noi i padroni delle nostre abitudini.
Il
fisico si crea le sue leggi e si adatta anche alle leggi che noi gli
proponiamo. Le abitudini buone non sopprimono tutte le lotte della preghiera,
ma facilitano molto la preghiera.
Quando
c’è un malessere di salute bisogna rispettarlo: non si deve lasciare la
preghiera, ma è importante cambiare il metodo di preghiera. E’ l’esperienza la
migliore maestra per scegliere le nostre abitudini di preghiera.
REGOLA DECIMA
Per rispetto a Cristo che ce l’ha dato, il “Padre
nostro” deve diventare la nostra preghiera cristiana.
“Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei
cieli ... (Mt. VI, 9). Se Gesù ha voluto darci lui stesso una formula di
preghiera è logico che il “Padre nostro” deve diventare la preghiera preferita
su tutte le preghiere. Devo approfondire questa preghiera, usarla, venerarla.
La Chiesa me l’ha consegnata ufficialmente nel Battesimo.
E’ la preghiera dei discepoli di Cristo. E’ necessario che qualche volta nella vita si faccia uno studio
prolungato e profondo su questa preghiera.
E’ una preghiera non da “recitare“, ma da “fare“, da meditare. Più che una preghiera è una pista per la preghiera. E’ utile spesso impiegare un’ora intera di preghiera approfondendo solo il Padre nostro.
Ecco alcune riflessioni che possono aiutare:
E’ una preghiera non da “recitare“, ma da “fare“, da meditare. Più che una preghiera è una pista per la preghiera. E’ utile spesso impiegare un’ora intera di preghiera approfondendo solo il Padre nostro.
Ecco alcune riflessioni che possono aiutare:
Le prime due parole contengono già in sé due regole importanti di preghiera.
Padre: ci
richiama anzitutto alla confidenza e all’apertura di cuore verso Dio.
Nostro: ci
richiama a pensare molto ai fratelli nella preghiera e ad unirci a Cristo che
prega sempre
con noi.
Le due parti in cui è diviso il “Padre nostro”
contengono un altro richiamo importante sulla preghiera: anzitutto essere
attenti ai problemi di Dio, poi ai nostri problemi; prima guardare a Lui, poi
guardare a noi.
Per un’ora di preghiera sul “Padre nostro” può servire
questo metodo:
Primo quarto d’ora: ambientazione alla
preghiera: Padre nostro.
Secondo quarto d’ora: adorazione: Sia santificato il tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua volontà.
Terzo quarto d’ora: implorazione: Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Ultimo quarto d’ora: perdono: Perdona come noi perdoniamo,
non ci indurre in tentazione, liberaci dal Maligno.